BIOGRAFIA ED EVOLUZIONE ARTISTICA

Salvatore De Angelis nasce il 27 dicembre del 1933 a Sarno (SA), loca­lità dove tuttora dimora con la propria famiglia.
La sua infanzia non è certo stata facile e spensierata. Perso il padre in giovane età, è stato praticamente affidato ad una famiglia contadina in quanto la madre era costretta a lavorare per tirare avanti la numerosa famiglia.
In queste condizioni, poco più che ragazzino, il De Angelis cominciò ad andare ad apprendere un mestiere che lo avviasse ad un reddito. Venne così preso a bottega da un maestro decoratore, una figura che, attualmente, è raro trovare. Infatti, il giovane apprendista imparava a decorare volte e pareti con splendidi motivi ornamentali di tipo ottocentesco che, oggi, si possono ammirare in qualche antico palazzo dei centri storici, ma che sono assolutamente scomparsi dalle nostre case comuni e dalla nostra concezione dell’abitazione moderna.

I primi rudimenti dell'arte li apprende, all'età di dodici anni, frequentando la bottega del maestro decoratore, artista di elevate capacità e, a quel tempo, alquanto noto. Il "piccolo garzone" osservava quotidianamente con attenzione le composizioni pittoriche the si andava ad eseguire nei palazzi, e, desideroso di cimentarsi con i più “grandi”, si esercitava a dipingerle con un artigianale pennello costruito con peli sottratti a quello più grande del maestro. Questi di giorno in giorno vedeva rimpicciolire il suo arnese da lavoro, mentre aumentavano le decorazioni che il ragazzo prodigio De Angelis componeva di nascosto durante l'ora dedicata al pasto, cui volentieri rinunciava per amore dell'arte. Somma meraviglia fu allorquando, scoperto l'inganno, il maestro non riusciva a distinguere la sua pittura da quella dell'allievo, che elesse subito a suo pupillo volendolo sempre al suo fianco nei lavori più importanti. Non si deve credere che il piccolo “pittore” eccellesse solamente in decorazioni architettoniche, volute, fiori e frutta, era altresì bravo a comporre le figure similmente a quelle del suo Maestro.

Oltre a “rubare” il mestiere al maestro decoratore, il De Angelis studiava molto i manuali di Pittura; referenti culturali per il giovane pittore, oltre alla osservazione sul posto, nel Duomo della vicina Episcopio, della pittura settecentesca di Angelo e Francesco Solimena (artisti ammirati ma non sentiti “suoi”  quanto i maggiori pittori del Quattrocento italiano, quali Raffaello, Tiziano, Giorgione. Ma il pittore più ammirato, più sentimentalmente vicino, era senz'altro per lui il classicista seicentesco Annibale Carracci, alla cui mostra, nella città di Bologna, il De Angelis, in gioventù, prontamente si portò, rimanendone a dir posto estasiato. A trent’anni da questo viaggio, si materializza, in questi ultimi anni, una "Pietà", che seppure esemplata su quella del pittore bolognese, è resa con modi così propri da sembrare partorita soltanto dal suo acuto ingegno.

Artista di particolare sensibilità, il De Angelis non ama molto dipingere a cavalletto commissioni condizionate dalle istanze del tempo, preferisce, invece, dapprima recepire il soggetto, rielaborarlo, curare la resa, il colore, la prospettiva, lo spazio, i dettagli, le luci, le ombre, così da creare opere sublimi, pervase da una tale intensità emotiva da considerarle parte di se stesso.
Esaminando l'iter pittorico dell'artista sarnese non si può non sottolineare che egli, pur partendo da una formazione prettamente figurativa e decora­tiva, ha prodotto, poi, anche ed in abbondanza, note­voli esecuzioni pittoriche di paesaggi, influenzato, in quelli più squisitamente classicisti, da un altro grandissimo amore, quello per la pittura fiamminga, conosciuta attraverso una infinità di stampe.

Seguono una serie di rappresentazioni pittoriche con nudi, paesaggi, animali, vedute di Roma e dintorni, queste ultime osservate nei frequenti viaggi che lo portavano dal paese natìo alla Capitale. Del 1960 è una notevole "Madonna con Bambino", dove la freschezza dei colori mette in risalto ancora di più la giovane figura della Madonna, somigliante ad una pastorella dell'Arcadia metastasiana. Sempre dello stesso anno è "Ozio e lavoro", ora in collezione privata in Canada, ispiratogli da un dipinto del Cammarano. In esso è stridente il contrasto tra il signore in frac e cilindro ed i contadini che mietono il biondo grano. Nel 1961 dipinge una "Ragazza musulmana", desunta da una fotografia dell'epoca; del 1964 sono: un "Cortile rustico sarnese", ed un "Crepuscolo", dal ricco contrasto di luce fra tramonto e case in penombra.

Quasi tutta l’attività pittorica giovanile del De Angelis, susseguente alla formazione di bottega, rappresenta stati d'animo turbolenti; più tardi, intorno al 1970, l'artista maturerà opere, frutto di una nuova tendenza, di pittura surreale. Infatti in alcune rappresentazioni egli dipinge alberi che si attorcigliano finanche dalle radici, mentre, a volte, qualche mezza sigaretta spenta, sparsa qua e là, evidenzia il segno dell'uomo col trascorrere inevitabile dell'esistenza. Esempio del nuovo corso, è uno splendido " Paesaggio strianese", dove l'albero dai rami ricurvi in primo piano fa ancora di più risaltare sullo sfondo surreale le case sparse, la chiesa ed il campanile del paese di Striano (Na). Con quest’opera l'artista avrebbe poi vinto la prima edizione dell'Estemporanea di pittura svolta sul territorio del succitato comune.


A partire dal 1980 circa, il De Angelis, invece, rivolge la propria attenzione alla pittura degli impressionisti francesi (Manet, Cezànne ecc.), e ne è testimone, proprio in quest'anno, un superbo "Paesaggio di Vallo del Diano".


Dalla fine degli anni ottanta, invece, ai giorni nostri la sua pittura è caratterizzata da colori tenui, delicati; da passionale essa è divenuta più distaccata, pacata, serena, poetica, significativa testimonianza di una raggiunta maturità artistica e di un raggiunto equilibrio interiore, grazie anche alla nuova tecnica dell’acrilico acquerellato su cartoncino, tecnica che gli procura alte sensazioni di poesia. A questo periodo appartengono due quadri raffiguranti le "Colline di Episcopio", dipinti pochi mesi prima della tragedia del maggio 1998, in tutta la propria bellezza e prorompente vitalità, quasi a voler conservare ciò che una catastrofe ecologica ha cancellato per sempre. II Pittore con tanta amarezza mista a malinconia è solito dire: “non so perché ma quei luoghi, cosi tanto conosciuti, ma mai dipinti, in quel periodo attiravano fortemente il mio interesse”.

In questa fase si registrano anche varie commissioni pubbliche e private. Una Madonna del Carmelo (1990) ed una "Madonna in trono" (1993), tramite il procuratore Padre Valerio Molinari, per la chiesa di Baronissi (SA); un quadro con l'immagine dei "SS. Filippo e Giacomo" (1995) per la Cappella di via Fabbricatore a Sarno. Fra le commissioni private, sempre per quanto riguarda l'ambito sacro-figurativo, degna di essere ricordata è una "Madonna del Granduca", dai toni raffaelleschi del 1991.

Larghissima la produzione di dipinti con paesaggi, nature morte, vasi con fiori; opere sparse fra collezioni e case private. In questa sede, segnaliamo solo due interessantissimi quadri, individuati fra i tanti che ornano l'abitazione del Pittore.
Il primo raffigura uno "Scorcio di Borgo San Matteo": in esso l'orologio della torre campanaria sembra quasi misurare le ingiurie procurate dal tempo sulle antiche case del Borgo. II secondo è una splendida "Casa contadina del Casale di Striano": qui la cura del particolare sposa colori di estrema soavità, colori che rendono viva l'immagine in se stessa, tramutando una casa decrepita in testimonianza eterna di una cultura che non è invano passata.

Umberto Fiore