L'ANNUNCIAZIONE DI PAOLO DE MATTEIS ("RIFLESSIONI")
Olio su tela - cm 90 x 120 - 2009
Donato alla Comunità Parrocchiale-Santuario Diocesano Maria SS. delle Tre Corone - Sarno

Presentazione e installazione della

A N N U N C I A Z I O N E

del maestro Salvatore De Angelis

Chiesa di Maria SS. Delle Tre Corone – Sarno 23 Maggio 2010

A cura di ANTONIO CAIAZZA

L'Annunciazione è un evento principale e fondamentale della fede cristiana, perché con essa si attua il disegno di Dio per la salvezza dell'uomo e si compiono le profezie dell'AT (Isaia 7, 14). Non a caso questa rilevanza è significata da due fatti: il primo è che gli antichi cristiani facevano iniziare l'anno dal 25 marzo, giorno in cui si celebra l'Annunciazione; il secondo è che la scena della Annunciazione era rappresentata sull'iconòstasi, che nelle basiliche paleocristiane costituiva l'architrave divisorio tra il presbiterio e le navate, e spesso divideva il ciclo di affreschi che illustravano l'AT dal ciclo degli affreschi del NT.

Questo evento, narrato solo nel Vangelo di Luca 1, 26-38, abbraccia l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele inviato da Dio, la stupita sorpresa di Maria, ma anche la sua piena adesione alla Volontà di Dio, che l'ha scelta come Madre terrena del Figlio Gesù, e la contemporanea discesa dello Spirito Santo in Maria, che in quello stesso momento concepisce il Figlio di Dio e Nostro Signore Gesù Cristo.

L'Annunciazione ha ispirato migliaia di artisti, dai minimi ai massimi geni, che hanno dato una loro interpretazione del sacro evento con varie tecniche e molteplici materiali (affreschi, sculture, pitture...). La Madonna è stata rappresentata in infinite forme e fogge, specie e razze: è divenuta bionda fiorentina, luminosamente classica, fanciulla bruna e olivastra, negra adolescente, rotonda cinese dagli occhi a mandorla. L'arcangelo è stato rappresentato ora vestito di bianca veste, ora quasi ignudo, ora maschio ora quasi femmina o asessuato, ora nel momento della discesa, ora già fermo, ora nel momento in cui pronunzia l'annunzio. Di Maria ora si sottolinea lo stupore, ora la timidezza e la riservatezza, quasi lo schermo da una chiamata così impegnativa; ora l'umile accettazione e la sottomissione piena; ora è statuaria, composita, elegante, ora semplice, popolare, una piccola povera ragazza, come una tessitrice o filatrice; spesso la si raffigura orante, immersa nella preghiera, che viene interrotta dall'arrivo di Gabriele. Spesso la scena di fondo è una natura perfetta ma senza Dio; spesso sono presenti Dio Padre in alto oppure la Trinità con Dio Padre e la colomba che rappresenta lo Spirito Santo e il Figlio che viene concepito in quel momento con un fulgido raggio di luce; infine la scena assume una corposità concreta che sottolinea quasi il solo aspetto umano.

L’Annunciazione dipinta dal Maestro sarnese Salvatore De Angelis (non a caso il nome e cognome) ha un ascendente in un'opera del periodo barocco, ma è delineata e impressa sulla tela in una composita armonia che definirei parca e classica. L'opera ci ispira stupore e meraviglia a guardarla, immettendoci in un'atmosfera fantastica, che trasforma la tangibile realtà di fondo - ad esempio, nella parte sinistra l'inginocchiatoio con il catino e il panno, segno del lavoro umano, il libro delle preghiere, la tenda che si snoda dall'alto in basso - e la fonde con la parte destra che ha per sfondo il cielo, con l'angelo che è poggiato su una nube ovattata, la quale con il suo informe volume contrasta, perché è di natura non terrena, con il pavimento che nella parte bassa dà una concretezza prospettica rinascimentale, geometrica e razionale, e pertanto umana.

Le figure sono di una dolcezza incomparabile: sia Maria sia Gabriele hanno un incarnato soffice e delicato, quasi diafano e luminoso come l'alabastro. Il volto di Maria esprime dolce sottomissione, fedeltà nella mano destra, sorpresa con la sinistra, umiltà negli occhi socchiusi. Si ripiega in segno di obbedienza verso l'angelo con una leggera inclinazione del tronco e delle spalle, evidenziato dalla parte bassa dove si avviluppa il mantello di un azzurro scuro. Gabriele al contrario, inginocchiato davanti a Maria, facendo un ampio arco con le braccia, offre alla Vergine con la mano destra, che è all'altezza del suo volto, il giglio che è simbolo di purezza e castità e con l'indice della mano sinistra ripiegata mostra il cielo, cioè la volontà di Dio. Anche il suo corpo è avvolto per metà da una veste grigia che contrasta con il mantello più scuro che si distende in modo più ampio, come le ali dietro le spalle.

Gli angioletti poi, come putti, fanno corona in alto e in basso con i loro volti stupiti e gaudenti, mentre la bianca colomba invia un raggio di luce dorata sul capo della Vergine, facendole concepire il Figlio.
La sacralità della scena è determinata anche dall'uso dei colori che con chiaroscuri soffusi vanno convergendo gradualmente dalle tonalità più scure delle estremità angolari verso tonalità più tenui e leggere verso il centro, dove dominano le sfumature di rosa che si trasformano in giallo e bianco dove insiste la colomba, che -simboleggiando lo Spirito Santo - costituisce, come sempre, il punto di massima luminosità.

Una croce diagonale trascina l'occhio dello spettatore: la prima linea ideale partendo dall'alta tenda a sinistra attraversa il corpo di Maria e continua verso destra in basso in modo curvo assecondando l'orlo inferiore della nuvola; la seconda linea parte dal braccio sinistro dell'angelo in alto a destra, attraversa il corpo di Gabriele, passa accanto ai tre angioletti centrali, prosegue con il lembo sinistro della nuvola e la gamba coperta della Vergine per terminare con i cuscini dell'inginocchiatoio a sinistra in basso. L'attenzione si concentra nel vuoto che si trova tra il mondo umano a sinistra (Maria) e il mondo divino a destra (gli angeli e la colomba) e va a posarsi sul giglio bianco e il raggio di luce dorata che cade su Maria, colmando in tal modo questa separatezza, costituendo come un arcobaleno che unisce la terra al cielo.

Anche noi, con l'Arcangelo Gabriele e gli altri angeli, pronunziamo l'annunzio: “Ave o Maria!” o piuttosto “Chaire, Mariam”, “Gioisci, o Maria!, perché il Signore ti ha scelto!”, e anche noi, come Maria, siamo pronti a dire a Dio: “Fa’ di me, o Signore, quel che vuoi! Sia fatta la tua volontà!”.

Grazie, Maestro Salvatore De Angelis, per questo bel dono offerto a questa Comunità Parrocchiale e a tutta la Diocesi di Sarno-Nocera!



Sarno, 23 Maggio 2010                                ANTONIO CAIAZZA
                                                                              O. F. S.  

 

 

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